24 aprile 2012

To Rome with(out) love

Sarà che Roma è la mia città, e quindi sono di parte. Mettiamo anche che Benigni è uno dei miei attori preferiti, uno di quelli che riempiono lo schermo e ti fanno brillare gli occhi. Con questi due elementi anche il più misero dei film sembrerebbe un capolavoro, fatto sta che “To Rome whit Love” , il nuovo film di Woody Allen, delude un po’ le aspettative. Quattro le storie che scorrono parallele senza mai incontrarsi, che finiscono così come sono nate, lasciandoti con un irrisolto perchè? Il senso dov’è? Allen ci ha abituati con i suoi film senza capo ne coda, ma questa volta sembra aver esagerato. L’unico filo conduttore potrebbe essere il successo. Quello che piove all’improvviso su Leopoldo Pisanelli, il personaggio interpretato da Benigni, oppure quello di Ellen Page, aspirante attrice che alla fine del film ottiene la parte. Le risate però sono molte, Benigni nella sua interpretazione è strepitoso, ma qualcuno in sala pronunciava la parola proibita: “cinepanettone”. Le quattro storie distinte, le scenette comiche e il film non certo impegnativo hanno portato gli spettatori in sala a fare, forse ingenuamente, questa associazione. Molti gli attori italiani che troviamo nel film, da Alessandra Mastronardi a Antonio Albanese, Riccardo Scamarcio e Ornella Muti, in un ruolo talmente piccolo che si dimentica facilmente. In un film non di certo memorabile soltanto l’inizio fa salire un brivido dietro la schiena. “Nel blu dipinto di blu” di Modugno che fa da sottofondo alla città eterna. Per il resto ci si aspettava un omaggio migliore alla più bella città del mondo, un film fatto con più amore.

23 aprile 2012

Così fan tutti: Tangentopoli vent'anni dopo.

Il tempo passa , le facce restano. Sarà per questo che in Italia nulla sembra cambiare? Sono passati vent’anni ma il nostro tempo si è fermato a Tangentopoli. Nel 1992 cominciava l’inchiesta Mani Pulite. L’allora pm Di Pietro cominciava ad indagare, arrestando Mario Chiesa, colto in fragrante mentre incassava una tangente. Il “mariuolo isolato” non fu solo una mela marcia, come lo definì Craxi, ma il primo di una serie di frutti che continuano a nascere ancora oggi. Le vicende delle ultime settimane ci riportano a quei giorni, scatenando l’opinione pubblica e i media, che s’interrogano sulla politica di ieri e di oggi. I nostri politici sembrano essere un caso senza speranza, disonesti, inaffidabili e soprattutto non obiettivi. Anche di fronte all’evidenza dei fatti in Italia non può esserci reato, tutti sono innocenti, vittime di un complotto organizzato da non identificati personaggi. Anche la Lega, paladina della legalità, del Nord lavoratore, è caduta nella rete. Troppo difficile ammettere la verità, che con i soldi dei militanti si sono finanziate le macchine del Trota, le ristrutturazioni della villa a Gemonio o la laurea della Mauro. No. C’è un complotto di Roma ladrona. L’importante è dimettersi, in questo modo si diventa eroi, soprattutto se si esce da segretario e si rientra da presidente. D’altronde anche Gesù sbagliò , scegliendo Giuda tra i suoi, nota Formigoni. Allora si è giustificati, anche se si sceglie come consigliere regionale tale Boni accusato di aver intascato una tangente. Ma la Lega non è la sola. Anche l’ex Margherita ha i suoi guai, con il senatore Lusi che “spende e spande” i rimborsi elettorali del partito. Tutto questo all’insaputa del povero Rutelli, che una volta informato è caduto dalle nuvole. Ma nessuno controlla i tesorieri o i conti del partito? Possibile che tutti quei soldi siano lasciati incustoditi? Troppo difficile guardare i conti e vedere se tutto è in regola. A meno che qualcuno non agisca alle spalle. Come nel caso di Scajola, al quale è stata ristrutturata casa a sua insaputa. Ma tornando indietro nel tempo troviamo molti casi simili. E’ il 1993 quando Umberto Bossi insieme con l’ex tesoriere della Lega Nord Patelli furono condannati per aver intascato 200 milioni di finanziamenti illegali. Buon sangue non mente. Ancora Silvio Berlusconi, accusato di aver versato illecitamente 22 miliardi di lire tra il 1991 e il 1992 al Partito Socialista italiano di Craxi. Dulcis in fundo proprio Bettino, colui che aveva sostenuto ci fosse una mela marcia si è ritrovato tra le mani dell’agricoltore. Alla fine messo alle strette confessò di aver ricevuto finanziamenti illeciti per il suo partito, ma si giustificò dicendo che i partiti non potevano sorreggersi con le sole entrati legali. Molti in realtà sono i soldi pubblici che ricevono i nostri partiti. Anche se con un referendum elettorale questo era stato abolito, entrano nelle loro casse milioni di euro. Il finanziamento pubblico è un tema caldo di questi giorni., è giusto perchè segno di democrazia o i troppi soldi danno alla testa? Così fan tutti, diceva Mastella, e l’animo umano è corruttibile. Ma se la politica fosse passione più che professione non ci ritroveremmo a questo punto.